
La “dimensione emotiva” che in psicologia è definita “Sindrome della Capanna o del
Prigioniero” riguarda un particolare fenomeno che può manifestarsi in seguito a
lunghi periodi di distacco dalla realtà, proprio come quelli vissuti in questo 2020 a
causa del Covid-19.
Poter uscire nuovamente, dopo mesi di clausura, può generare una sensazione mista
di: paura, insicurezza, tristezza o ansia. Si riferisce ad uno stato di smarrimento ed
implica la voglia di continuare a rimanere, al sicuro, nel proprio rifugio.
La “Sindrome della Capanna” sta interessando un gran numero di persone in questo
specifico momento di ripresa dopo il lungo lockdown
Come si manifesta questa sindrome?
Tra i sintomi di questa condizione emotiva ritroviamo:
● episodi di irritabilità;
● tristezza, angoscia, frustrazione;
● stanchezza e malessere fisico;
● difficoltà ad alzarsi al mattino;
● difficoltà di concentrazione;
● demotivazione;
● voglia di determinati cibi per lenire l’ansia.
Le cause
Sono varie le cause responsabili di un comportamento come questo, tra cui:
● il terrore verso il mondo esterno;
● la paura di ammalarsi;
● il timore di contagiare i propri cari;
● la convinzione di non ritrovare più il mondo che si conosceva prima.
La caratteristica più evidente?
Ovviamente la paura di uscire, perché si è convinti che in casa si abbia tutto quello
di cui si ha bisogno. A questo punto la domanda più ovvia, che verrebbe a tutti di
porre è: come fare per uscirne?
Strategie per superare la Sindrome della Capanna
Sicuramente questa è una condizione che sparirà con il ritorno totale alla
normalità: un ritorno questo che non vediamo l’ora che arrivi.
Come fare per affrontare le nostre stesse paure?
Nel frattempo, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare?
1. Accettare le emozioni
Dopo il lungo periodo di isolamento che abbiamo sperimentato, è naturale essere
scossi emotivamente. Quindi quello che stiamo provando è del tutto normale.
Per questo è importante che ci prendiamo cura di noi e dei nostri bisogni.
2. Stabilire degli obiettivi
Dobbiamo organizzare una nostra routine, in cui possiamo dedicarci al lavoro, alla
casa, all’attività fisica.
Possiamo leggere, parlare, cucinare o coltivare hobby, contattare parenti e amici.
3. Evitate di passare molto tempo a letto
Oltre il necessario non ci aiuta.
4. Praticare la gratitudine
Rappresenta una modalità di auto-aiuto che può metterci in contatto con momenti di
gioia, vitalità e piacere.
Si può, ad esempio, creare il barattolo dei pensieri felici e della gratitudine.
Chiediamoci: cosa ci rende grati oggi?
Non ce lo insegna nessuno, ma è uno spazio tutto nostro in cui rifugiarsi tra un
momento di tensione e l’altro, un bene prezioso da coltivare e preservare.
Il barattolo è uno stratagemma che ci aiuta a vivere la vita attimo, per attimo; serve
per raccogliere giorno, dopo giorno, dei bigliettini su cui avremo scritto i
nostri pensieri felici. Ci servirà a ricordare i momenti di gioia ogni qualvolta
ne sentiremo la necessità, perché ci sentiamo tristi o semplicemente perché lo
desideriamo Così, magari, in una giornata particolarmente “pesante” potrebbe
essere utile aprire quel barattolo e far riaffiorare i momenti e i pensieri di cui
essere grati per farci superare quel pensiero “triste”.
Per il resto, diamoci tempo, le sensazioni che si provano, hanno ragione d’esistere.
Non bisogna alimentate le paure e le ansie, affidandoci, magari, a fonti di
informazione distorte, non veritiere, che hanno solo lo scopo di spaventare più che
informare. Ma soprattutto concediamoci del tempo, se non vogliamo uscire oggi, va
bene. Lo faremo domani o quando ci sentiremo davvero pronti, iniziando magari a
fare una bella passeggiata, a contatto con la natura, per sentire nuovamente la
bellezza del poter uscire e del farsi accarezzare dal vento.
Bisogna, inoltre, tornare ad ascoltare se stessi con maggior compassione magari
annotando le proprie preoccupazioni e rileggendole: con questa modalità,
riportando le cose e gli accaduti nel qui e ora, non nel tempo che non possiamo
gestire, ossia il passato e il futuro irrealistico.
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